IL VANGELO DELLA DOMENICA

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

22 maggio 2022

VI DI PASQUA (C)

VANGELO Gv 16, 12-22
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia».

  1. Umiltà, fiducia, pazienza di Gesù

Sera del tradimento, della tristezza sui volti e nel cuore. Gesù guarda i suoi, guarda i loro volti e parla loro: “Ancora un poco e non mi vedrete, un poco ancora e mi vedrete di nuovo”.

Li invita a non temere l’alternanza di lacrime e gioia che pare essere lo statuto di ogni vita, a non temere il dolore che ogni parto comporta. Il mondo è tutto un immenso pianto. Ma è anche un immenso parto.

Significative le prime parole del brano: molte cose ho ancora da dirvi. L’umiltà di Gesù: molto resta non detto! E poi la sua fiducia in noi. E la sua pazienza per la nostra povera misura, per noi che capiamo a poco a poco le cose.

Per lui noi siamo quelli della via, quelli che sono in viaggio, che camminano verso le ‘molte cose’ da scoprire, sotto la guida dello Spirito, con lo sguardo rivolto in avanti e non all’indietro.

La nostra vita un albeggiare continuo. Ci ha chiamati a creatività, con lo Spirito. Perché la Chiesa non rischi di essere sorda all’oggi, non rischi risposte vecchie, preconfezionate, a domande nuove, a problemi inediti che al tempo di Gesù non si ponevano neppure.

Molte cose ho ancora da dirvi, ma per ora non avete le spalle, non avete la forza, non potete portarne il peso. Perché si tratta di cose pesanti di bellezza e di dolore. Sono cose gravi, ma come è cosa grave, di peso, la vita.

La donna gravida, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo.

  1. Quelli della via, affidati allo Spirito

Il credente, gravido di vangelo, fa crescere per il mondo un uomo migliore, dà alla luce un incremento di umanità, mette al mondo l’umano contro il disumano, la speranza contro la paura; con fatica spesso, ma anche con gioia assoluta.

E’ bello questo Gesù che apre spazi, che non rinchiude: verrà lo Spirito e vi guiderà, piccola immensa carovana, verso la verità tutta intera. Nostro compito insieme allo Spirito Santo è mettere al mondo più verità.

Lo Spirito che non ha parlato solo ai grandi profeti di un tempo, non solo alle gerarchie ecclesiastiche, ma convoca tutti i credenti, noi tutti, cercatori di tesori, che ci sentiamo toccati al cuore da Cristo e non finiamo di inseguirne le tracce.

Stanchi e scossi, talvolta, perché abbiamo spalle fragili, e Gesù lo sa e gli prende tenerezza per le nostre spalle; stanchi e scossi talvolta ma pieni di desiderio, perché la vita è una cosa grande e grave, ed essere nella vita datori di vita, come è stato Gesù, è una cosa di grande peso.

Gregorio Magno diceva: la Scrittura cresce con chi la legge. Una affermazione rivoluzionaria, luminosa come il sole di Damasco per Paolo: il vangelo non ha la parola ‘fine’. Io faccio crescere la Bibbia. Il vangelo è un lavoro incompiuto, in cammino.

Non è ancora maturo, è un germe, un seme che germina e cresce con te, come un bimbo nel grembo di sua mamma. Noi siamo responsabili del crescere della Scrittura. La dottrina di Gesù non è un credo da mandare a memoria, è una via. È questo il più antico nome dei cristiani: quelli della via, della strada, dell’andare e ancora andare.

La dottrina è immobile, immobile in un libro, non ha futuro, ma la fede no, è una via, pulsa nelle vene della vita, pulsa per le strade del futuro. Che bella questa Chiesa e questa umanità profetiche, catturate dal Soffio di Dio! Che soffia nelle vite, nelle attese, nei dolori e nella bellezza delle persone.

don Erminio

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