IL VANGELO DELLA DOMENICA

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

13 novembre 2022

I DI AVVENTO (A)

VANGELO Mt 24, 1-31
Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. Egli disse loro: «Non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta». Al monte degli Ulivi poi, sedutosi, i discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: «Di’ a noi quando accadranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo». Gesù rispose loro: «Badate che nessuno vi inganni! Molti infatti verranno nel mio nome, dicendo: “Io sono il Cristo”, e trarranno molti in inganno. E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori. Allora vi abbandoneranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti ne resteranno scandalizzati, e si tradiranno e odieranno a vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la fine. [Quando dunque vedrete presente nel luogo santo l’abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele – chi legge, comprenda –, allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti, chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere le cose di casa sua, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendere il suo mantello. In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano! Pregate che la vostra fuga non accada d’inverno o di sabato. Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale non vi è mai stata dall’inizio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma, grazie agli eletti, quei giorni saranno abbreviati. Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui”, oppure: “È là”, non credeteci; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e miracoli, così da ingannare, se possibile, anche gli eletti. Ecco, io ve l’ho predetto. Se dunque vi diranno: “Ecco, è nel deserto”, non andateci; “Ecco, è in casa”, non credeteci. Infatti, come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Dovunque sia il cadavere, lì si raduneranno gli avvoltoi.] Subito dopo la tribolazione di quei giorni, “il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte”. Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli, con una grande tromba, ed essi raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli».

  1. At-tendere

Oggi diamo inizio all’avvento. L’avvento non ci azzecca con il morello. Forse ci azzeccherebbe se l’avvento ci affacciasse all’immagine di una distruzione totale. Non ci rimarrebbe che piangere o forse nemmeno piangere.

Ma l’avvento è forse attesa di una catastrofe? Un’attesa che ci fa impauriti e depressi? O è altro?

Forse non ci aiutano i toni apocalittici del discorso di Gesù nel vangelo di Matteo, che, estrapolati dal contesto del loro genere letterario, potrebbero risuonare ai nostri orecchi inquietanti.

Quando invece, quelle parole, Gesù le ha dette per rassicurarci che, anche nei giorni più difficili, non siamo abbandonati a forze oscure che sembrano spadroneggiare incontrastate,

bensì siamo pensati, pensati da un Dio che è venuto a baciare questa terra, un giorno verrà a radunare, e oggi viene a sostenere il nostro cuore.

L’attesa dell’ultimo grande raduno alla fine dei tempi, che ci è stato ricordato dal vangelo di Matteo, non ci fa mettere i vestiti tristi, anzi ci libera dalle passioni tristi: è un’attesa che ci rialza.

  1. Pro-tendersi

C’è un canto che canteremo nei giorni dell’avvento:

Nella notte, o Dio, noi veglieremo, con le lampade accese, vestiti a festa, presto arriverai e sarà giorno“. Vestiti con i colori della festa.

Il cuore non impaurito, ma come di chi attende una persona che gli è cara.

Quando tu attendi veramente è come se tu ti protendessi, tanto è il desiderio, tanta la voglia: indovini i passi, vigili sui dettagli, apri la porta in anticipo o la tieni socchiusa.

Possiamo osare questi verbi, i verbi che noi usiamo quando siamo innamorati? Possiamo usarli per l’attesa di Dio? Possiamo protenderci a un oltre? Avvento come protenderci.

Quasi un’occasione per una verifica del nostro protenderci o no. Arte della arti sarebbe svelare come i tempi della liturgia possano oggi parlare ancora alla nostra vita.

“Protendersi” è un verbo contro il rigido, l’impermeabile, l’immobile.Possono accendersi per strada mille canzoni, possono sussurrare nell’aria una infinità di voci, di richiami,

di segni. Niente! Immobili, rigidi, impermeabili. Come fossimo trattenuti. Non ci sbilanciamo. L’amore fa sbilanciare (anche a rischio di cadute). Come i fiori: anche loro sono protesi, protesi alla luce.

  1. Trat-tenere

Il verbo dell’avvento “protendersi” ha come suo contrario il verbo “trattenersi” e “trattenere”.

State in guardia da tutto ciò che vi trattiene. Ci sono forze che ci trattengono. Sono quelle di coloro che ti gridano: “Non andare, fermati, sono il Cristo”.

Ci pretendono servi, in adorazione dei loro pensieri, dei loro disegni, ossequienti.Sono contro tutto ciò che ti fa pensare, immaginare, scegliere.

Ciò che devi pensare immaginare e scegliere sta in quello che loro ossessivamente, quasi fosse un mantra, vanno predicando. Ti trattengono; e se dici il contrario, ti espellono.

Il vangelo d’oggi ci metteva in guardia da queste forze, a volte oscure, che in effetti rubano il posto a Dio:

Badate che nessuno vi inganni. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: Io sono il Cristo“.

Li possiamo riconoscere: dalla perentorietà della loro voce, che non è quella, certo, dello svelamento di Dio sull’Oreb, che era “una sottile voce di silenzio”.

Ecco allora la domanda è: “io mi protendo o mi lascio trattenere? Da parte mia, metto in gioco forze che fanno trattenuti gli altri

o al contrario forze che li fanno protesi? Mi prende la passione di vederli fiorire o ho la passione triste di farli rinsecchire?

Spengo gli entusiasmi o creo avventi, creo veglie, creo attese nei cuori? Io ho il cuore in veglia?

don Erminio

 

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