IL VANGELO DELLA DOMENICA

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

11 dicembre 2022

V DI AVVENTO (A)

VANGELO Gv 1, 6-8. 15-18
Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Giovanni proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

  1. Testimone della luce

Venne Giovanni mandato da Dio, venne come testimone, per rendere testimonianza alla luce.

Ad una cosa sola il profeta rende testimonianza: non alla grandezza, alla maestà, alla potenza di Dio, ma alla luce.

Ed è subito la positività del Vangelo che fiorisce, l’annuncio del sole, la certezza che il rapporto con Dio crea nell’uomo e nella storia un movimento ascensionale verso più luminosa vita.

Giovanni afferma che il mondo si regge su un principio di luce, che vale molto di più accendere una lampada che maledire mille volte la notte.

La storia è una via crucis, ma anche una via lucis che prende avvio quando, nei momenti oscuri che mi circondano, io ho il coraggio di fissare lo sguardo sulla linea mattinale della luce che sta sorgendo, che sembra minoritaria eppure è vincente, sui primi passi della bontà e della giustizia.

  1. Testimone di futuro

Ad ogni credente è affidato il ministero profetico del Battista, quello di essere annunciatore non del degrado, dello sfascio, del peccato, che pure assedia il mondo, ma testimone di speranza e di futuro, di sole possibile, di un Dio sconosciuto e innamorato che è in mezzo a noi, guaritore delle vite.

E mi copre col suo manto – dice Isaia -, e farà germogliare una primavera di giustizia, una primavera che credevamo impossibile.

Per tre volte domandano a Giovanni: Tu, chi sei? Il profeta risponde alla domanda di identità con tre ‘no’, che introducono il ‘sì’ finale: io sono Voce.

Egli trova la sua identità in rapporto a Dio: Io sono voce, la parola è un Altro. Io sono voce, trasparenza di qualcosa che viene da oltre, eco di parole che vengono da prima di me, che saranno dopo di me. Testimone di un altro sole.

 Chi sei tu?

La domanda è rivolta anche a noi, perché è la domanda decisiva. E la risposta è come in Giovanni, nello sfrondare da apparenze e illusioni la nostra vita.

Io non sono l’uomo prestigioso che vorrei essere né il fallito che temo di essere. Io non sono ciò che gli altri credono di me, né un santo, né solo peccatore. Io non sono il mio ruolo o la mia immagine.

La mia identità ultima è Dio; il mio segreto è in sorgenti d’acqua viva che sono prima di me.

La vita scorre nell’uomo, come acqua nel letto di un ruscello. L’uomo non è quell’acqua, ma senza di essa non è più. Così noi, senza Dio.

E venne un uomo mandato da Dio… Anch’io sono un uomo mandato da Dio, anch’io testimone di luce, ognuno un profeta dove si condensa una sillaba del Verbo.

Il nostro tempo è tempo della luce nel frammento opaco, di fiducia e smarrimento, dentro il quale io cerco l’elemosina di una voce che mi dica chi sono veramente.

Un giorno Gesù darà la risposta, e sarà la più bella definizione dell’uomo: Voi siete luce! Luce del mondo.

don Erminio

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