Il Vangelo – Ascensione

21 maggio 2020

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

ASCENSIONE (A)

VANGELO Lc 24, 36b-53
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».

Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi ». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

 

1. Il mandato missionario

40 giorni dopo la risurrezione, Gesù ascende al cielo davanti agli sguardi stupiti degli Apostoli. Prima di lasciare la terra, Gesù parla per l’ultima volta, affidando ai suoi amici l’incarico di evangelizzare tutte le genti: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura». È questo il mandato missionario che Gesù ha lasciato alla sua Chiesa e che fedelmente dobbiamo eseguire, affinché tutti conoscano il Vangelo e abbiano la vita eterna.

Da una parte l’ascensione del Signore ci invita a innalzare il nostro pensiero alle realtà celesti, distaccandolo dalla terra; dall’altra parte siamo invece chiamati a non rimanere inerti, in una passiva attesa del ritorno del Signore, ma a edificare il Regno di Dio nel mondo. A ciascuno di noi è stato dato un dono particolare da mettere a servizio di questa opera.

2. Contemplazione e azione

Questi due elementi vanno sempre insieme. Le sorti di questo mondo non si migliorano nelle discussioni, nelle riunioni, nelle pianificazioni, ma innalzando il cuore al Signore e attingendo da lui la luce e la forza per operare e per diffondere il bene nel mondo. L’ascensione non ha separato Gesù dalla sua Chiesa: anche se è salito al cielo, è sempre con noi: «Egli non si è separato da noi, ma ci ha preceduti nella dimora eterna, per darci la serena fiducia che dove è lui saremo anche noi, uniti nella stessa gloria».

Fin da adesso pensiamo spesso a questa gloria che ci attende nei cieli. In Gesù risorto e asceso al cielo, noi contempliamo quella che sarà anche la nostra meta finale. La festa di oggi ci ricorda che non siamo stati creati per questa terra, ma per il Paradiso. Solo lì i nostri cuori troveranno la vera pace; quaggiù ci sarà sempre qualcosa per cui penare, e questo Dio lo permette per farci desiderare ancor più ardentemente il cielo. Purtroppo tante volte viviamo come se dovessimo rimanere qui per sempre. Ma non pensando alla vita eterna, rischiamo di farci trovare impreparati all’incontro con Gesù.

3. Pellegrini verso la casa del Padre

Il nostro pellegrinaggio terreno si potrebbe paragonare a una lunga ascensione: ma per raggiungere la vetta è richiesto il massimo del nostro impegno. Anche se è più facile scendere, noi siamo chiamati a raggiungere le vette dell’amore di Dio. E più il nostro bagaglio sarà leggero, tanto più agevolmente riusciremo a salire fino in cima. Per questo motivo, S.Francesco d’Assisi volle vivere nella povertà, per non essere ostacolato da nulla nel suo slancio verso l’alto.

All’inizio ogni cammino di ‘ascensione’ sembra agevole, ma, quanto più ci si avvicina alla vetta, tanto più l’ascesa si fa ripida e il respiro affannoso. Se prima si ammirava la bellezza del panorama, quando si è ormai prossimi alla meta non si guarda che la cima, ogni altra cosa sembra scomparire… il desiderio di giungere in vetta si fa sempre più grande e, solo quando finalmente vi si arriva, il cuore è al colmo della gioia. Quanto più si è faticato in precedenza, tanto più si è felici alla fine.

Il Vangelo ci pone in bilico tra cielo e terra, in un’ascensione, che ci sospinge in avanti e verso l’alto.«Tutto il cammino spirituale, anzi l’intera esistenza del cosmo si riassume nel crescere verso più coscienza, più libertà e più amore» (Giovanni Vannucci). Il nostro amare non è inutile, ma sarà raccolto goccia a goccia e vissuto per sempre, così pure il nostro lottare non è inutile, ma sarà apprezzata ogni generosa fatica, ogni dolorosa pazienza.

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