IL VANGELO DELLA DOMENICA

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

14 maggio 2023

VI DOMENICA DI PASQUA (A)

VANGELO Gv 14, 25-29
Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

  1. La tentazione del trionfalismo

Gesù sta per lasciare i suoi. Nonostante li abbia messi a parte del segno inaspettato della lavanda dei piedi e abbia consegnato loro il comandamento nuovo, gli apostoli faticano a lasciarsi alle spalle mire trionfalistche.

Giuda non riesce a comprendere il perché non si possa pensare a una fede che, in qualche modo, si imponga da sé. E’ come se dicesse a Gesù: ‘Ma perché non ti fai valere? Perché non mostri a tutti chi sei realmente? A che serve non perseguire una logica di forza? La storia si cambia con interventi decisi!’.

Quella di Giuda è tentazione trasversale a ogni generazione di credenti: chi non è tentato di esibire uno stile di vita e testimonianza che si imponga come evidente?

Chi non pretende che il suo modo di vedere sia garanzia di appartenenza ai discepoli di Cristo? Ci sarebbe di che sbottare nel registrare il fallimento dell’ammaestramento donato così a lungo e, invece, Gesù prende per mano Giuda e gli altri perché comprendano il senso di ciò che sta per accadere e stabilisce il come e il quando si può essere sicuri di essere dei suoi.

  1. E’ questione di amore

A chi pretenderebbe il braccio forte, Gesù rivela un nuovo fondamento: Dio non si impone mai come necessario. Egli fa appello alla mia libertà, chiede che sia io ad aprirgli la porta del cuore e che viva il rapporto con lui come una relazione d’amore.

A nulla servirebbe pregarlo, obbedirgli, parlare di lui, difenderlo, fuori dalla scoperta e dall’esperienza del suo amore come dono. Egli infatti, in cambio della gloria che gli era posta innanzi, ha scelto me; per me ha fatto il mondo, per me ha fatto sua la mia stessa umanità, per me l’abbandono, per me la sofferenza, per me la croce, per me la morte, per me.

Da questa certezza nasce la vita cristiana, da qui la gioia di appartenergli, da qui la volontà di non tirarsi indietro…

  1. Dove si ama, lì c’è Dio

Abbiamo a lungo preteso un’osservanza che portasse all’amore, ma il Signore ha rovesciato la prospettiva. Solo chi ama osserva… solo chi ama è capace di rispetto… solo chi ama adempie ed è in grado di obbedire… solo chi ama è capace di assumersi le sue responsabilità ed è fedele…

Il segno più vero della disponibilità ad amare è fidarsi di ciò che egli propone. La sua, infatti, prima che una parola da usare contro qualcuno è parola che scruta i pensieri e i sentimenti del mio cuore.

Osservare la sua parola è permetterle di passare al vaglio non ciò che di lui annuncio, ma ciò che sento nel profondo di me stesso. Quando acconsento a questa operazione, Dio mi manifesta tutto il suo amore decidendo addirittura di farmi diventare sua stabile dimora.

Dio non è qualcuno da raggiungere, ma presenza da riconoscere e accogliere attraverso un sincero percorso di conversione. Dio non viene in modo spettacolare: ha scelto di abitare nell’umile dimora che è l’esistenza di ciascuno di noi.

La presenza di Dio nel mondo è assicurata non quando avremo riempito di chiese un territorio, ma quando qualcuno si lascia ammaestrare dall’azione dello Spirito Santo.

Dio abita là dove l’amore non rimane un sentimento vago, ma realtà che permea ogni ambito dell’esistenza.

don Erminio

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