Il Vangelo della Domenica

31 maggio 2020

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

PENTECOSTE (A)

VANGELO Gv 14, 15-20
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti;

e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi».

  1. Il secondo Paraclito

C’è nel vangelo di oggi, cinquantesimo giorno dopo Pasqua, un tratto di singolare tenerezza:Gesù nell’imminenza della sua separazione dai discepoli, promette loro: “Non vi lascerò orfani“.

Egli avverte la tristezza che avvolge il cuore dei suoi amici:

Perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore” (16,6).

Ora siete nel dolore, ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà” (ibid.22).

Il vangelo non è estraneo ai sentimenti che abbiamo nel cuore. Gesù e i discepoli hannovissuto insieme, condividendo fatiche e entusiasmi, sono diventati amici e così Gesù li chiama.

Ogni distacco umano non può non provocare tristezza, smarrimento. Eppure, dopo quel momento, non ci sarà il vuoto, ma una sua diversa presenza.Ecco la promessa del Paraclito: un altro che vi stia accanto.

Questo curioso termine greco custodisce una stupenda certezza:Gesù è il primo Paraclito, con Lui Dio finalmente sta accanto a noi. Dopo di Lui vi sarà un altro Paraclito, un altro che starà vicino a noi, dentro di noi. Adesso è il tempo del suo Spirito. Gesù sarà sempre con i suoi attraverso lo Spirito.

  1. Il mondo che Dio ama

Questo annuncio deve radicare in noi la certezza che i giorni che viviamonon sono privi della presenza del Signore grazie al suo Spirito. Certamente noi non vediamo e non tocchiamo Gesù, non udiamo la sua voce…eppure, grazie al suo Spirito, sarà con noi, sarà in noi e noi saremo in lui. Sulle strade del mondo i discepoli di Gesù, la sua Chiesa, hanno la certezzadi essere accompagnati dal Signore Gesù, grazie a questo ‘Consolatore’.

Ma il clima di confidenza e di tenerezza è turbato da un ripetuto cenno al mondo: il mondo che non può ricevere lo Spirito, non lo vede e non lo conosce. E ancora “il mondo non mi vedrà più“.

E’ importante nel quarto Vangelo il termine ‘mondo’, che ha una duplice accezione: una, nettamente positiva, sta ad indicare tutta la benevolenza di Dio. Ricordiamo la stupenda affermazione: “Dio ha tanto amato il mondo fino a dare il suo Figlio…”.

Parola carica di ottimismo, piena di confidenza, perchè Gesù è il Salvatore, la luce del mondo.

  1. Siamo nel mondo, ma non del mondo

Poi, via via, il termine assume una connotazione sempre più negativa: il mondo è quanto si chiude,si oppone a Gesù, fino a dire che il mondo è tutto sotto il potere del Maligno.

Senza disprezzare il mondo, il discepolo di Gesù deve avere uno sguardo lucido, capace di riconoscerei segni negativi e le molteplici forme di male che deturpano il volto dell’uomo e della terra.

L’ottimismo cristiano, radicato nella certezza che Dio ha tanto amato il mondo,non può condurre all’ingenuità che non riconosce nella coscienza dell’uomoe quindi nei solchi del mondo, innumerevoli forme di negatività e di male.

Noi, che abitiamo un tempo carico della presenza dello Spirito di Gesù, dobbiamo avereverso il mondo e la storia uno sguardo positivo, confidente, in una parola ‘ottimista‘,ma non ingenuo né superficiale perché nel mondo, pur abitato dallo Spirito di Gesù,sono presenti e operanti segni di negatività.

Per questo dobbiamo stare dentro il mondo, ma con la forza dello Spirito di Gesù che suscitanella coscienza di tutti noi il coraggio dell’indignazione e la forza di rispondere al male sempre e solo con l’inerme forza del bene, affamati e assetati di giustizia, creatori di bellezza nel degrado e nella volgarità, strumenti di pace dentro il dilagare della violenza.

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