IL VANGELO DELLA DOMENICA

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

4 giugno 2023

SS.TRINITA’ (A)

VANGELO Gv 16, 12-15

Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

  1. La vita cristiana è ritmata dalla Trinità

In occasione del Giubileo del 2000, la Chiesa brasiliana per raccontare il mistero della SS. Trinità, cuore della vita cristiana, ha ideato e diffuso un manifesto molto efficace:

il Padre viene raffigurato con due grandi mani aperte che sorreggono il Figlio e questi a sua volta, emerge dall’asse centrale di una croce multicolore con i tratti umani inconfondibili del Nazareno.

Lo Spirito Santo invece, in forma di colomba, spicca il volo nella direzione dei piedi forati di Gesù che poggiano sul globo terrestre; sullo sfondo verde il sole, la luna e le stelle segnalano il passaggio dal giorno alla notte e lo scorrere del tempo abitato dall’Amore eterno di Dio.

La preghiera familiare del segno della croce riempie con caratteri cubitali lo spazio rimanente. Il simpatico poster trova un riscontro ideale con l’augurio di S.Paolo: “La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione della Spirito Santo siano con tutti voi“.

Un augurio il suo, che nasce dall’esperienza personale di totale comunione con il Padre che lo ha creato, con il Figlio che lo ha redento, con lo Spirito Santo che gli ha messo il fuoco nel cuore fino a farlo diventare apostolo delle genti.

  1. La Trinità di Dio è il mistero della sua bellezza

Negarla è avere un Dio senza splendore, senza gioia, un Dio senza bellezza (K. Barth). Intorno alla sua identità misteriosa il Dio di Israele e dei discepoli di Gesù ha incominciato a sorprendere fin da quando chiamò Abramo dentro ad un progetto di amicizia, arrivando perfino ad incontrarlo nella sua tenda di nomade, vicino ad Ebron.

Lungo tutta la storia del popolo ebraico, sono molti i dialoghi e interventi di Dio ricordati. È singolare l’autopresentazione del Signore a Mosè sulla nube con le due nuove tavole in mano, per rinnovare l’alleanza appena infranta; in essa si ripropone il significato del nome YHWH, “Il misericordioso, il pietoso” (Es 34,6), aggettivi illustrati dal binomio “Grazia e fedeltà”.

L’immagine complessiva che si ricava dal testo dell’Esodo è quella di un amore divino che riscatta dall’infedeltà, di fronte al quale l’atteggiamento adeguato è l’adorazione e l’invocazione.

La Bibbia ci dice anche che tutti i popoli e le creature della terra hanno sperimentato una presenza divina provvidente e illuminante. S.Paolo ad Atene così annuncia Gesù Cristo volto della Trinità: “Egli è colui che ha fatto il mondo e chiama tutti a cercarlo e trovarlo, benché non sia lontano da noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo, esistiamo” (At 17,24.27-28).

Anche Nicodemo, autorevole personaggio ebraico, cerca Gesù di notte, nell’anonimato. Nel lungo colloquio scopre una consolante notizia: “Dio ama a tal punto il mondo da dare il suo Figlio, l’unico, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16).

Questo maestro in Israele si accorge d’essere già cercato, atteso e amato personalmente da Dio. Ha la stessa gioiosa protezione dei bambini i cui hanno papà e mamme vivono per loro: “Dio ha mandato il Figlio nel mondo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Gv 3,17-18).

  1. Siamo immersi in un immenso mistero d’amore

Dunque guardando il mondo dal balcone della casa di Dio, si ritrova molta più fiducia e speranza di quanto non se ne respiri camminando per le strade delle nostre città, in compagnia di chi non conosce il vangelo di Gesù. L’intera esistenza del cristiano comunque appare inscritta in una duplice professione di fede: battesimale trinitaria: “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” e liturgica (dossologica): “Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo”.

La vita interpersonale e comunitaria della Trinità costituisce il contenuto fondante del messaggio cristiano e determina anche la forma, lo stile della autocomunicazione divina.

Noi siamo sempre chiamati a cogliere e vivere questo punto di contatto di Dio con la nostra umanità, attraverso la sua Parola eterna che si incarna e abita tutta la nostra vita. Siamo come abbracciati da un immenso mistero dove però la trascendenza di Dio non è lontana, non è fredda perché i suoi nomi sono: “Padre, Figlio e Spirito”.

don Erminio

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