
Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa
1 giugno 2025
ASCENSIONE DEL SIGNORE (C)
VANGELO Lc 24, 36b-53
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
- Inizia il tempo della Chiesa
Oggi la Chiesa celebra l’ascensione del Signore al cielo. Sin dall’antichità il cielo indicava la sfera del divino, la piena comunione con lui. Da quel momento il corpo del Signore non è più visibile, inizia il tempo della chiesa, dei cristiani, il cui compito è quello di rendere credibile l’annuncio evangelico attraverso il dono del proprio corpo, cioè di se stessi.
Noi sappiamo quanto manchevolezze ne hanno caratterizzato la storia, ma anche quanta bontà, eroismo, dedizione l’hanno contraddistinta. In essa, come in ogni realtà umana crescono il grano e la zizzania. Dipende da noi volgere prioritariamente lo sguardo sull’una o sull’altra parte del raccolto.
Fuor di metafora, dobbiamo riabituarci ad osservare il tanto bene che c’è ancora nelle persone, nelle istituzioni, potenziandolo, esibendolo virtuosamente, senza lasciarci scoraggiare dalle denigrazioni, dalle falsità dei pavidi leoni della tastiera, fatte per interesse di parte.
Certo non dobbiamo essere ingenui: puri come colombe e scaltri come serpenti, ci ha ricordato Gesù. Dunque, alla chiesa e alla società in cui essa vive, occorrono persone che abbiano a cuore, con realismo, i percorsi da intraprendere per il bene comune.
Tutto questo richiede onestà intellettuale, rispetto per la diversità, franchezza di parola e affidabilità una volta che la si è pronunciata. Questo vale dentro e fuori la chiesa, in ogni relazione e istituzione.
- Attendiamo il ritorno di Gesù
L’ascensione ci ricorda che molto si gioca qui, in questo nostro mondo, pilotato dalla nostra libertà ferita, ma non tutto. C’è un piccolo ma potente verbo di movimento nella prima lettura che abbiamo ascoltato, declinato al futuro: “verrà”, durante la messa lo ripetiamo nel credo, specificando che Gesù “verrà a giudicare i vivi e i morti”.
Dunque se oggi ricordiamo il percorso ascensionale di Gesù, con pazienza e perseveranza attendiamo il suo esatto contrario: il suo ritorno tra noi.
Nel frattempo è bene non assopirsi, né assuefarsi alla banalità del male. La celebrazione eucaristica è custodita in un rito, che si perpetua da duemila anni su comando di Colui che l’ha istituita: “fate questo in memoria di me”.
La vera corsa è quella della vita, sia perché essa passa velocemente, sia perché è una gara che coinvolge la nostra libertà, le nostre scelte e alla fine consegna il premio a coloro che non hanno perso la propria umanità, così come Dio l’ha pensata creandoci, così come Cristo ce l’ha mostrata con la sua esistenza bella, buona e felice.
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don Erminio