
Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa
5 ottobre 2025
VI DOMENICA DOPO IL MARTIRIO (C)
VANGELO Mt 10, 40-42
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Il profeta annuncia il Regno di Dio
La prima lettura (Primo Libro dei Re 17,6-16) e il Vangelo (Matteo10,40-42) sembrano indicarci l’urgenza e l’importanza per la vita dell’uomo, dell’annuncio del Regno di Dio.
Il profeta è colui che, per eccellenza, parla a nome di Dio, intreccia la storia presente con la Parola di Dio e così facendo traccia la rotta per il futuro.
Elia è il più grande profeta di Israele e nel deserto viene nutrito, probabilmente da una tribù il cui nome, per assonanza si traduce con “corvi”. Era in fuga dopo l’ordalia sul monte Carmelo.
Dove Dio aveva rivelato la sua superiorità sugli dei pagani, venerati dalla regina Gezabele.
Elia ottempera ad una chiara Parola del Signore sulla veridicità del profeta: quello che dice si avvera; se non si avvera non è un profeta di Dio.
- Il profeta è sostenuto dai fratelli nella fede
Il Vangelo sottolinea l’importanza di sostenere chi è profeta nel Regno, potremmo dire chi opera nella comunità cristiana e nella società alla luce della Parola di Dio.
E’ il grande tema della corresponsabilità, ma anche del sostengo morale e materiale affinché l’annuncio possa compiersi. Questo implica accompagnare, giocarsi direttamente, dare il proprio tempo, parte delle proprie risorse, secondo le reali possibilità.
Questo, affinché la Parola di Dio compia, senza ostacoli, la sua corsa e i poveri, i fragili, i piccoli della comunità non alzino grida verso Dio a causa dell’indifferenza dei fratelli.
- La profezia dell’amore fraterno
L’anonimo autore della seconda lettura, (Lettera agli Ebrei 13,1-8) chiama tutto questo “amore fraterno”, ed indica alcuni tratti che contraddicono la profezia cristiana, anche nel mondo di oggi: la non accoglienza o ospitalità, l’indifferenza e la condanna verso chi ha sbagliato (carcerati), l’adulterio, l’avarizia. Sono esempi di non testimonianza.
L’autore evoca poi l’esemplarità dei “capi” che ci hanno annunciato la Parola di Dio. E’ un invito a non perdere la memoria, a conoscere e imitare quelle figure di santi pastori, di coraggiose e sante donne di cui la Scrittura e la Storia della Chiesa abbonda, nonostante gli esempi contrari.
Non ci è chiesto molto, basta un “bicchiere d’acqua”, cioè quello che realisticamente puoi fare perché il Signore ti lodi al suo ritorno e i tuoi fratelli più fragili e poveri ti accolgano nel Regno che verrà.
—
don Erminio

