IL VANGELO DELLA DOMENICA

Guido Reni, Assunzione (1639)

Riflessione a cura di Mons. Erminio Villa

ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA (B)

15 agosto 2021

VANGELO Lc 1, 39-55
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo.


Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza,

per sempre».

1. Maria è stata ‘presa’ in cielo

Questa festa nasce con la definizione del dogma dell’Assunta da parte di Pio XII il 1.11.1950. Assumptus non dice che Maria sia stata assunta in cielo nel senso che non sia neppure morta. Dice solo: “Alla fine della sua vita terrena, la Madonna è stata presa (assumpta) in cielo”. Maria è la prima creatura che è in Dio. Ella è la nostra speranza perché Dio non ama solo Maria, ma ama anche me ed anche te, e ci vuole tutti con Lui.

2. Maria canta il Magnificat

Maria non canta solo per suo figlio, ma per tutti i figli e gli uomini che vivono nella povertà. Ella estende il suo canto a tutti gli uomini e a tutti i figli che sono soli, soffrono angherie, sono affamati, angosciati, lottano e subiscono ingiustizie o soprusi. Il suo sguardo non è personale, ma sociale. Maria non può disinteressarsi di tutti quelli che soffrono, della sofferenza ingiusta che si vive nel mondo e non chiude gli occhi di fronte a ciò che ha davanti. Se felicità dev’essere, dev’essere per tutti. Altrimenti che felicità è?

Maria ha una visuale globale sul mondo. Quando il figlio è “il tutto” di una coppia, allora ci si concentra solo sul suo bene. Molti genitori amano i propri figli non perché “figli”, ma perché “propri”. Per cui se il loro figlio ha un problema, si arrabbiano e se la prendono. Ma se lo stesso problema ce l’ha un altro, neppure si muovono o si lasciano toccare. Maria, che pure ama suo figlio, desidera una società più giusta per tutti i figli.

3. Dalla parte dei poveri, non dei prepotenti

Quando si dice che “Dio ha guardato l’umiltà della sua serva” non si intende l’umiltà morale, la riservatezza, il silenzio; ma è l’effettiva condizione di questa donna.

Maria si mette dalla parte della donna maltrattata, della ragazza-madre, di chi è senza risorse, di chi non ha cibo sulla tavola e forse neanche la tavola; della famiglia sfruttata, dei giovani o degli anziani abbandonati. Qui non è la creatura dolce, tenera e docile che vediamo spesso nei dipinti.

Maria qui è la donna appassionata, piena di dignità e di energia; è come la lupa che non permette ai nemici di sottrargli i suoi cuccioli, che vuole giustizia per tutti…

Maria è la donna che se vede un’ingiustizia non sta zitta, ma la denuncia, fino ad esserne coinvolta. Non è la donna silenziosa, taciturna, che subisce.

Maria non è la donna del compromesso, perché “le canta” a tutti i prepotenti del mondo: “Dovrete fare i conti con Dio; non crediate di mettervi la coscienza in pace!”. Maria qui non è affatto la classica donna ebrea sottomessa e docile. E’ ubbidiente, ma alla verità e al suo Dio! Parla, predica, con autorità e senza peli sulla lingua. Dice un chiaro “no” ad ogni ingiustizia e ad ogni sopruso.

4. Impariamo a magnificare

“Magni-ficare” vuol dire lett. “rendere grande, fare grande, allargare, ingrandire”. Maria magnifica perché non ha messo confini a Dio e Dio ha potuto operare in lei. Peccato è limitare Dio, non fargli spazio, non credergli e non dargli ospitalità nella nostra vita. Magnificare Dio e lasciare che Lui operi in noi e ci faccia grandi: che attraverso di noi emerga la sua forza e la sua potenza.

Fede è credere alla propria grandezza, alla propria importanza, alle risorse nascoste dentro di noi e farle uscire. Come Maria, lasciamo che Dio faccia in noi ciò che deve fare, così noi magni-fichiamo Lui (ne risulterà la sua grandezza) e Lui magnificherà noi (ne risulterà la nostra grandezza nell’esserci fidati e nell’aver detto sì senza opporci).

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don Erminio

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