IL VANGELO DELLA DOMENICA

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO (B)

17 ottobre 2021

VANGELO Gv 10, 22-30
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Ricorreva a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».

Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

  1. Convocati per la costruzione

La Chiesa non è una roccaforte costruita per difendersi dall’assalto dei nemici: la difende il Signore, fosse pure una tenda esposta alle tempeste del deserto o una barca che affronta il mare in burrasca. Né è un rifugio tranquillo che non si lascia raggiungere dalle inquietudini della storia.

La Chiesa, secondo l’immagine di Paolo, è un’impresa ancora da compiere. Siamo convocati per l’impresa di costruire il tempio di Dio che è il popolo cristiano. La gente convocata per l’impresa è gente che ha stima di sé, vive una specie di fierezza dell’obbedienza e della docilità: non si vanta per essere stata convocata, ma si rallegra di essere stata stimata degna di collaborare con Dio.

La gente convocata per l’impresa è gente che non si lascia scoraggiare dalle difficoltà, non si lascia amareggiare dalle critiche, non si lascia spazientire dal tanto tempo che la pazienza di Dio prevede per completare l’opera. È gente operosa e lieta, efficiente e paziente, aborrisce le chiacchiere, ma ascolta anche le critiche, è gente fiduciosa senza essere ingenua, è gente coraggiosa senza essere temeraria, è gente prudente, senza essere pavida.

  1. State attenti a come costruite!

Ma non ogni collaborazione è costruttiva, non ogni impegno è illuminato, non ogni buona intenzione è utile all’impresa: ad esempio la paglia, il fieno non sono buoni materiali di costruzione. Talora i calendari delle comunità sono congestionati da molta paglia e da molto fieno che si ripropone con una specie di inerzia di anno in anno: ma poi resta qualche cosa?

L’oro, l’argento, le pietre preziose non sono buoni materiali di costruzione. Abbelliscono con una ricchezza che sa di sperpero, sono più esibizione di sfarzo che costruzione gradita a Dio. Forse il gusto per il grandioso, l’ossessione per i numeri, il tributo eccessivo alla rinomanza e alla gloria mondana orientano alcuni momenti della vita di una comunità, impegnano molte risorse, suscitano anche molta meraviglia: ma è così che Dio vuole il suo tempio?

  1. Come si costruisce il tempio di Dio

Appassionati all’impresa siamo richiamati a collaborare all’opera che il Signore sta compiendo. E ne riceviamo indicazioni dalla parola che abbiamo ascoltato e dalla solennità che celebriamo. Gesù, vedendo fallita la sua missione presso i Giudei, dà indicazioni essenziali per costruire.

Costruite sul rapporto personale con Gesù: le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Gesù non sembra tanto preoccupato dell’organizzazione e delle iniziative, ma di un rapporto di conoscenza e di sequela, di condivisione di vita e di pensieri.

L’indicazione del cammino è quindi chiara ed esigente: dobbiamo seguire Gesù. Chiediamoci: quale spazio si dedica all’ascolto che persuade alla sequela? L’attenzione alla Parola di Dio nelle nostre assemblee, nella preghiera personale, nella vita ordinaria della comunità cristiana è un punto di verifica irrinunciabile.

Costruite sull’accesso alla comunione trinitaria: Io e il Padre siamo una cosa sola. La verità di Gesù è la sua relazione con il Padre e di questa relazione desidera renderci partecipi con il dono dello Spirito Santo. Siamo chiamati ad entrare nel mistero, siamo chiamati ad abitare nella contemplazione. Nella comunione trinitaria è la nostra sicurezza: nessuno può strappare le mie pecore dalla mano del Padre mio.

Costruite sulla comunione dei santi: la città santa è costruita sulle fondamenta degli apostoli. La figura di Paolo VI, nostro vescovo, maestro, esempio di una fede vissuta come un fremito di intuizioni luminose e di delicatezze personali, ci aiuti. Chiediamo la sua intercessione, ne onoriamo la memoria, accogliamo il suo magistero come indicazione per il cammio.  (Mons.Delpini 2018)

don Erminio

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