Il Vangelo della Domenica

29 Marzo 2020

Riflessione a Cura di Monsignor Erminio Villa

29 marzo 2020

V DOMENICA DI QUARESIMA (A)

VANGELO  Gv 11,1-53

LETTURA del vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».


All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

  1. Una malattia per la gloria di Dio

Gesù diceva ai suoi discepoli: “Questa malattia non porterà alla morte, ma alla gloria di Dio”. E, ancora, poco prima di liberare Lazzaro, a Marta dirà: “Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?”. Dove i discepoli vedranno, dove Marta vedrà la gloria di Dio? Marta la vedrà quando vedrà suo fratello uscire dalla tomba. Gloria di Dio è fare uscire dalla tomba Lazzaro, l’umanità intera.

Gesù dimostrava che veniva da Dio il fatto che lui compiva le stesse opere che compie Dio. Quali sono le opere di Dio, le sue opere meravigliose? Dio fa uscire. Lo diceva già il Deuteronomio: “Quando tuo figlio ti domanderà del significato di queste istruzioni, tu risponderai a tuo figlio: ‘Eravamo schiavi del faraone in Egitto e il Signore ci fece uscire con mano potente. Il Signore operò sotto i nostri occhi segni e prodigi grandi‘”. La sua gloria sta nel far uscire il suo popolo. E oggi sta nel farci uscire dalla schiavitù dei nuovi faraoni. Sta nel far uscire ciascuno di noi [Battesimo] da tutto ciò che prende figura di morte, di una morte anticipata, da tutto ciò che prende figura di soffocamento della vita. Queste le opere di Dio, la gloria di Dio di cui sono fatti spettatori i discepoli e le sorelle di Lazzaro. E oggi noi.

  1. Una gloria che costa

Ma costa a chi? Noi siamo soliti pensare che tocchi a noi il costo della gloria di Dio. Al contrario il costo è suo. Nel finale del racconto vien detto da scribi e farisei, senza ambiguità, su chi si sia riversato il costo del far uscire Lazzaro dalla tomba. “Se lo lasciamo continuare (cioè se continua a fare le opere di Dio), tutti crederanno in lui”. Allora decisero di ucciderlo!

La nostra libertà ha un prezzo. ha sempre un prezzo la libertà. Ha il prezzo dell’amore di qualcuno. Vedi uscire dalla tomba Lazzaro e tu dici. “più forte della morte è l’amore”. L’amore di Gesù ha vinto la morte.

  1. Gesù: un amico vero

Tutto questo brano evangelico è un canto all’amore e all’amicizia.

  • All’inizio si dice che “Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro”: era di famiglia a Betania. .
  • L’amico? Uno su cui puoi contare; non c’è bisogno di molte parole: “Gli mandarono a dire: Il tuo amico è malato” (Gv 11,3).
  • Uno che non mette in atto cautele; i discepoli invitano ad essere prudente: “Rabbi, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai ancora?” (Gv 11,8).
  • Uno che può essere in ritardo sui tuoi desideri: “Se tu fossi stato qui” dice Marta “mio fratello non sarebbe morto” (Gv 11,21); all’amico puoi muovere un rimprovero… dolce, ma non taciuto nel vangelo.
  • Uno che non sta al di fuori del tuo dolore, a discutere come gli amici di Giobbe, con parole asettiche, entra nel tuo dolore: “si turbò, scoppiò in pianto” (Gv 11,33).
  • Uno che ti porta fuori dalla casa della desolazione, ti fa guardare oltre, prolunga la visione, ti fa sognare la gloria di Dio; gloria di Dio è l’uomo che vive: “Se credi, vedrai la gloria di Dio” ( Gv 11,40).
  • Uno che non si rassegna alle parole di morte, alle situazioni di morte, fa segni di vita, dice parole di vita: “Io sono la risurrezione e la vita” (Gv 11,23). Potremmo dire: uno che si prefigge di “disseppellire Dio nei cuori devastati” (Etty Hillesum).
  • Uno che non ti lega, ti sbenda: Scioglietelo e lasciatelo andare” (Gv 11,44). Ti fa camminare, ti libera da ogni sudditanza, da tutto ciò che ti soffoca e ti lega.
  • Uno che muore lui, perché tu viva: “Da quel giorno decisero di ucciderlo” (Gv 11,53).

E’ il mistero che nella pienezza andremo con commozione a contemplare e a rivivere a Pasqua.

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