Il Vangelo della Domenica – CIRCONCISIONE DEL SIGNORE

Lc 2, 18-21

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

1 gennaio 2023

CIRCONCISIONE DEL SIGNORE (A)

VANGELO Lc 2, 18-21
Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

  1. Comunicare la speranza

Il Vangelo collega l’incontro dei pastori la notte di Natale nella grotta in cui Gesù è nato e i gesti tipicamente ebraici che inseriscono Gesù nella storia del suo popolo con la circoncisione.

Al centro c’è la rivelazione dello stile della Madonna, atteggiamento di ricerca, di contemplazione, di ubbidienza costruttiva e appassionata che dovrebbe corrispondere all’atteggiamento della comunità cristiana, che trova in Maria il suo modello: “Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore“.

Il messaggio inizia dalla parola che i pastori portano: essi comunicano il messaggio di Dio sul bambino che è speranza per tutti e coinvolgono persino i protagonisti del mistero: Maria e Giuseppe.

Le cose che essi affermano suscitano stupore. Si può certamente dire che essi “dicono la buona novella”. L’atteggiamento di chi scopre con meraviglia che Dio manda segni per la speranza di tutti e di ciascuno matura in un ascolto umile e privilegiato: un ascolto in silenzio, che raccoglie i richiami e le ricchezze, i miti, i racconti, la storia del proprio popolo.

Questo materiale va raccolto, meditato, capito ogni giorno nella propria interiorità.

  1. Cogliere i segni in silenzio

Maria non si preoccupa di parlare, ma di ascoltare, attenta a riempire di risposte quegli interrogativi che continuamente sono sorti in lei e in Giuseppe. E proprio a Betlemme sono all’oscuro di tutto.

Perciò ciò che sentono alimenta la loro speranza e capiscono che, in modi diversi, Dio vuole alimentare la luce di vita dentro di loro. Così ascoltare significa fermarsi a cogliere i segni offerti da chi sa parlare e sa portare messaggi.

Ascoltare sarà lodare il Signore con il proprio silenzio che diventa l’atteggiamento più profondo e più vero. Anche la Chiesa, la comunità di Gesù, deve imparare così, e lo sa.

Il messaggio è nella vita di Gesù, ma anche lei sa di non essere sola a portarlo. Essa sa che la ricchezza ricevuta da Dio ha bisogno di essere conosciuta sempre di più, interpretata, accolta con umiltà, sentita viva e attuale.

Come la Madonna che ha generato la ricchezza di Dio in questo bambino, essa deve anche imparare a conoscerlo e interpretarlo e, nello stesso tempo, deve aiutarlo, sostenerlo ed educarlo per quanto ella sa, nella fedeltà della fede al Signore.

  1. Appartenere al popolo di Dio

Poi, nell’ottavo giorno dopo la nascita, ogni bambino maschio ebreo viene circonciso. Con questo segno impresso nella carne, Gesù viene inserito a tutti gli effetti nel popolo di Dio. Con tutta la responsabilità e l’onore di osservare la legge, Gesù, appartenente al popolo di Abramo, riceve la vocazione di essere una benedizione fra le nazioni, riconosciuta ad Abramo stesso.

Ma con Gesù questa benedizione diventa totale, unica, riassumendo in sé tutta l’attesa ed iniziando con sé tutta la pienezza del cammino verso Dio.

Non c’è più un popolo privilegiato, ma tutti gli uomini sono chiamati alla coscienza di essere i figli di Dio, nella stessa dignità e nello stesso valore.

I criteri nuovi sono quelli di Dio: l’accoglienza, la responsabilità, la fraternità, la solidarietà verso ciascuno e verso tutti.

È chiaro che, se il muro di separazione è stato abbattuto, non ha più significato mantenere il segno che differenzia.

don Erminio

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