PARROCCHIA DI RESCALDINA

IL VANGELO DELLA DOMENICA

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

18 dicembre 2022

DIVINA MATERNITA’ DI MARIA (A)

VANGELO Lc 1, 26-38a
Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

  1. La gioia dell’attesa

Oggi la Chiesa ambrosiana, facendoci meditare sulla divina maternità della Beata Vergine Maria, rende più intensa la nostra attesa del Santo Natale ormai imminente.

Il brano del Vangelo di Luca narra l’evento spartiacque della storia: l’annuncio dell’incarnazione del Figlio di Dio è infatti

il varco che il Padre celeste ha aperto alla libertà umana verso il suo Disegno (Mistero).

Nell’imminenza del Santo Natale la liturgia esulta e ci esorta alla letizia: «Rallegrati popolo santo…» (Salmo resp.). Ad esso fa eco anche il primo saluto dell’Angelo a Maria: «Rallégrati».

Si tratta di un dono, che nasce dall’incontro con la persona viva di Gesù, dal fargli spazio in noi. La gioia indistruttibile del sapersi definitivamente amati: «Tu sarai chiamata Ricercata» (Is 62,12), e custoditi: «e la pace di Dio custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù» (Fil 4,7).

  1. Le tre mosse della libertà di Maria

Dell’ineludibile dramma della libertà è tramata la scena dell’Annunciazione presentataci da Luca.

Ogni dettaglio è significativo e “spiazzante” la nostra misura: il luogo in cui avviene è un piccolo villaggio di periferia. La protagonista è una giovane donna «promessa sposa…».

«Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te»: “riempita di grazia”, “trasformata dalla grazia”. Il nome nella mentalità semitica indica la missione. E Maria vuol capire: «Ella fu molto turbata…».

In una società come la nostra in cui espressioni come “libertà di giudizio” o “spirito critico” sono quasi luoghi comuni purtroppo usurati, guardare alle mosse di questa giovane donna, oltre che ridarci il gusto di una boccata di aria pura, ci indica un cammino realistico per la vita quotidiana.

Le libertà di Maria: fa una domanda sul senso («si chiedeva che senso avesse tale saluto»), un’altra domanda sulla fattibilità («Come avverrà questo?»), aderisce con convinzione («avvenga per me secondo la tua parola»): segno di una personalità matura e responsabile, con spirito critico.

Maria è un modello per noi uomini post-moderni: è questo genere di libertà che spesso ci manca, ad essere chiamato in causa nell’attuale delicato frangente di transizione epocale.

Il domani avrà un volto nuovo se rifletterà la speranza di oggi, il cui soggetto proprio può essere solo una libertà creativa come quella della Madonna.

Il Vangelo documenta il fondamento della nostra speranza affidabile: alla totale iniziativa di Dio corrisponde la totale libertà della Vergine. Questo è il segreto della vita cristiana: 100% grazia e 100% libertà. La nostra libertà ha sempre una forma “mariana”.

  1. L’obbedienza è esperienza di libertà

L’obbedienza non è inghiottire un sopruso, ma è fare un’esperienza di libertà. Non è silenzio di fronte alle vessazioni, ma è accoglimento gaudioso di un piano superiore.Non è il gesto dimissionario di chi rimane solo con i suoi rimpianti, ma una risposta d’amore.

Chi obbedisce non smette di volere, ma si identifica con la persona a cui vuol bene e fa combaciare, con la sua, la propria volontà. Ecco l’analisi logica e grammaticale dell’obbedienza di Maria.

Questa splendida creatura non si è lasciata espropriare della sua libertà neppure dal Creatore. Ma dicendo “sì”, s’è abbandonata a lui liberamente ed è entrata nell’orbita della storia della salvezza con tale coscienza responsabile che Gabriele è tornato in cielo, recando al Signore un annuncio non meno gioioso di quello che aveva portato sulla terra nel viaggio di andata.

E’ una specie di annuncio dell’angelo al Signore. Può essere così anche per noi, quando lasciamo spazio alla Buona Notizia che ci parla e trova posto in noi, fra tante nostre perplessità e incertezze.

Se diciamo “Sì”, come Maria, al messaggio di Dio, ogni volta si rallegra il cielo per la nostra disponibilità al progetto gioioso di un Dio che vive tra noi.

don Erminio

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