
Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa
4 maggio 2025
III DOMENICA DI PASQUA (C)
VANGELO Gv 8, 12-19
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù parlò agli scribi e ai farisei e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me». Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».
- Gesù, l’unico nome in cui c’è salvezza
Il grande tema dei cinquanta giorni, che la liturgia chiama “Tempo di Pasqua” è la testimonianza. Gli Atti degli Apostoli, scritti da Luca, sono il testo adatto per questa riflessione. Il vero protagonista della testimonianza cristiana è lo Spirito Santo.
Il brano che oggi leggiamo (Atti 28,16-28) è l’ultimo capito del testo lucano. Paolo è a Roma, poiché perseguitato in patria dai Giudei, e seppur dichiarato, per tre volte, (come Gesù) innocente dalle autorità romane, si appella a Cesare per sfuggire alle trame omicide dei suoi avversari, ma anche per visitare la comunità cristiana romana, che già da vent’anni esisteva.
Per due anni potrà predicare con franchezza in Roma, dove si trovava “agli arresti domiciliari”. Poi sarà decapitato. Ma quest’ultima vicenda la sappiamo dagli storici. Gli Atti non hanno intenzione di raccontarci semplicemente le vicende di Pietro, Stefano diacono protomartire e Paolo, quanto l’affrancamento del cristianesimo dal giudaismo, con il quale continua a condividere le Scritture, e spiegare la motivazione per cui questo è avvenuto: il pervicace rifiuto di Gesù come Messia di Israele e unico Nome nel quale sia data salvezza per tutti.
- Rendere il Vangelo sempre ‘attuale’
Paolo, come dice la seconda lettura (Romani 1,1-16b), si dichiara apostolo “per suscitare l’obbedienza della fede a tutte le genti”. Ora, tocca a noi portare avanti la storia degli Atti degli Apostoli, cioè comprendere bene la novità portata da Cristo nella vita degli uomini, discernere il tempo presente, la vita della società e delle nostre comunità cristiane in essa, al fine di rendere sempre più attuale e vivo l’annuncio del Vangelo.
Quali sono a livello parrocchiale quelle realtà, iniziative, strutture che sono obsolete, quali cose dobbiamo modificare, abbandonare, quali eventi potenziare, quali vie percorrere? Il cammino della sinodalità, del camminare insieme proposto da Papa Francesco va in questa linea.
Tutto ciò va deciso insieme, nella preghiera, nella condivisione all’interno degli organismi di partecipazione laicale (Consiglio Pastorale con le sue commissioni, Consiglio per gli Affari economici, Consiglio dell’oratorio), ma anche con tutti gli operatori pastorali e il coinvolgimento dell’intera comunità. Per gradi dunque, ma con decisione.
- L’amore vero è gratuito, puro affidamento…
Il Vangelo secondo Giovanni ci ricorda che Gesù è il nostro faro, la nostra luce. Egli con la sua resurrezione non ha cambiato la drammaticità del vivere, ma ha fatto luce, ci ha consegnato un modo diverso di guardare la vita, anche e soprattutto quando va male.
Nel mondo ebraico, per dare una testimonianza vera, in tribunale e fuori, occorrono due testimoni. Ecco perché Gesù cita il Padre suo e nostro come testimone. Gesù parla di conoscenza di lui e tramite lui del Padre.
Ora nella mente e nel linguaggio dell’ebreo Gesù, il verbo conoscere non indica il semplice apprendimento concettuale, occasionale o comunque una frequentazione regolare, quanto un vissuto di condivisione, intimità, tipico dell’amore di coppia.
Conoscere Dio è amare Dio, amarlo anche senza nulla in cambio, semplicemente fidandoci di Lui nella buona e nella cattiva sorte, sapendo che l’ultima parola su di noi non sarà: “tragedia”.
E qui mi sovviene la domanda che Satana rivolge a Dio nel libro di Giobbe: “Forse Giobbe teme Dio per nulla?”, cioè gratuitamente, senza ricompensa, senza che la vita gli vada bene? E’ possibile anche per noi, per me, per te, amare Dio senza la pretesa di strappargli grazie, senza rimproverarlo delle nostre disgrazie, in puro affidamento?
don Erminio