IL VANGELO DELLA DOMENICA

…sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Gv 2, 1-11

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

15 gennaio 2023

II DOMENICA DOPO L’EPIFANIA (A)

VANGELO Gv 2, 1-11
Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

 

  1. In famiglia la gioia dell’amore

Anche questa domenica continua l’Epifania di Gesù, il suo manifestarsi.

Ai Magi Gesù si rivela come salvezza dell’intera umanità, sulle rive del Giordano confuso tra la folla si manifesta come il Figlio, l’Amato e infine a Cana come sorgente di gioia, vino per la festa.

Che il primo segno compiuto da Gesù sia quello dell’acqua mutata in vino e vino di eccellente qualità per togliere dall’imbarazzo quegli sposi forse poco previdenti, tutto questo è molto simpatico. Possiamo soffermarci alla cronaca di un fatto portentoso che restituisce al Vangelo il suo gusto festoso.

Il vangelo e lo stile cristiano non possono essere ostili alla gioia di vivere se il primo segno compiuto da Gesù è questa sorta di diluvio di vino generoso perché la festa di nozze non finisca nello squallore e nell’astinenza.

Ma la pagina di Cana, a prima vista così ingenua, quasi un quadretto di vita familiare, è solo apparentemente semplice. In realtà è pagina ricca forse sovraccarica di significati simbolici.

  1. Un ‘segno’ da interpretare

L’evangelista non parla di ‘miracolo’ ma di ‘segno’: ci invita così a decifrare il segno per coglierne la ricchezza simbolica. Tante parole del testo a prima vista ordinarie racchiudono significati più profondi, appunto sono segni che ci invitano ad andare oltre, a leggere in profondità.

Due termini suggeriscono una lettura non ovvia. Il termine ‘donna’ con il quale Gesù si rivolge alla Madre e che a prima vista ci sorprende. E’ un termine che troviamo nel primo libro della Bibbia: partorirà un figlio che vincerà il serpente che ha ingannato Eva.

E nell’ultimo libro della Bibbia: la donna combatte il drago che vorrebbe divorare il suo figlio. E infine Gesù morente affida tutti noi alla Madre e la Madre a tutti noi rappresentati dal discepolo Giovanni, la chiamerà donna. Il termine allude alla maternità di Maria per tutta l’umanità.

E poi: “Non é ancora giunta la mia ora” è la replica alla madre che lo sollecita ad intervenire a favore degli sposi. Con questo termine ‘ora’ Gesù indica l’ora decisiva della sua vita: la sua passione. Anche in quell’ora, suprema, ci sarà del vino segno e memoriale del sangue sparso.

  1. L’intervento di Maria

A Cana Maria dice una prima parola: “Non hanno più vino”. Non è un’annotazione banale. Esprime la viva attenzione di Maria che sola tra tutti i commensali intuisce il disagio degli sposi.

Questa parola ci rivela chi è Maria: uno sguardo attento, intuitivo che sa leggere il nostro bisogno, ciò che manca per la nostra gioia. Maria è uno sguardo rivolto verso di noi.

Per questo il popolo cristiano sempre si volge a lei nei momenti del bisogno, della sofferenza. E innumerevoli sono i luoghi che la devozione ha dedicato a Maria, luoghi dove si raccolgono le lacrime e le speranza di tanta gente.

E la seconda parola, rivolta ai servi: “Fate quello che vi dirà”. Maria non interviene per risolvere il disagio di quegli sposi: il suo compito è indicare nel suo Figlio l’unico Signore al quale dobbiamo volgerci. Ci invita a metterci sotto l’azione potente e misericordiosa del suo Figlio.

In questo Maria appare davvero come la grande educatrice della nostra fede: ci indica la strada, ci invita ad ascoltare le parole del suo Figlio per realizzarle. Dopo questa parola non abbiamo più altre parole di Maria. Questa è la sua ultima parola, come una consegna, un testamento.

Altro Maria non dice perché in questo invito ad ascoltare e realizzare la parola del suo Figlio Gesù è detto tutto e di null’altro abbiamo bisogno.

don Erminio

 

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