IL VANGELO DELLA DOMENICA

Gv 11, 1-53

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

26 marzo 2023

V DI QUARESIMA (A)

VANGELO Gv 11, 1-53
Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

La rivificazione di Lazzaro è il settimo dei grandi segni, che Giovanni ha raccolto nel suo vangelo.

Questi ‘segni’ hanno la funzione di preannunciarci qualcosa che si realizzerà pienamente nella morte di Gesù, che sarà narrata nella seconda parte del vangelo. La spiegano tre frasi:

  1. La propria vita per la vita di un altro

I discepoli tentano di dissuadere Gesù, che vuole andare a Betania, vicino a Gerusalemme, per ridare la vita a Lazzaro morto: “Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?”.

Queste parole ci fanno intuire che Gesù per dare vita al suo amico Lazzaro, morto, è disposto a perdere la sua propria vita. Ecco il significato primo, fondamentale, essenziale della morte di Gesù: Gesù vive la sua morte come un dare la sua vita per i suoi amici.

Dare la vita per gli amici, per Gesù non è solo un nobile atto di amore, ma la più grande espressione d’amore: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici”.

E’ interessante rilevare che l’evangelista Giovanni attribuisce alla morte di Gesù la qualifica di “ora”: l’ora più importante della storia, la più decisiva, perché la riempie di senso e di valore, non è l’ora, in cui è avvenuta una straordinaria vittoria militare, non è l’ora, in cui si è verificata una scoperta di grande portata storica, non è l’ora, in cui si è realizzata una geniale invenzione tecnica, è invece l’ora, in cui l’amore si è espresso nella sua misura massima nella morte di Gesù.

  1. Le parole che ridanno vita

Con queste parole Gesù richiama il morto alla vita: “Lazzaro, vieni fuori!”. L’esperienza della morte fa calare un buio fitto e impenetrabile su tutto, anche su Dio, sulla sua vicinanza.

Quando si è alle prese con la realtà della morte, si è tentati di ritenere che Dio con scandalosa indifferenza si è fatto distante, anzi assente.

Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro, muovono a Gesù appunto questo rimprovero: “Se tu fossi stato qui”: non sei corso dal tuo amico morente, lo hai abbandonato alla morte!

Questo stesso rimprovero affiora spesso anche sulle nostre labbra. Gesù, con il suo rendersi presente dove la morte sta dominando sui suoi amici e con il suo grido: “Lazzaro, vieni fuori”, mostra che non è vero che il suo amore massimo per i suoi amici finisce in niente, quando arriva la morte: ma si fa presente e toglie di mezzo la morte.

E’ quanto avverrà il venerdì santo: in Gesù crocifisso Dio mostra che Lui non si tiene per nulla lontano dalla nostra morte, anzi la condivide non stando accanto, ma portandosi dentro Lui stesso nel nostro morire: e così porta dentro il nostro morire tutta la forza del suo amore divino: così rende la morte di tutti i suoi amici (anche la nostra) passaggio alla pienezza di vita!

  1. La potenza dell’amore

Gesù, davanti a Lazzaro con le mani e i piedi bendati, ordina: “Liberatelo e lasciatelo andare”. Quanti uomini ritengono che la morte è la fine di tutto e quindi si lasciano legare, imprigionare nelle loro speranze di vita da questo loro modo di intendere la morte!

Noi invece crediamo che l’amore massimo di Dio ha scelto di rendersi presente nella nostra morte, determinando una sorta di radiazione di amore. Parte da qui una reazione a catena di amore, che porta Gesù a darci questo ordine: aiutate quelli che sono legati, imprigionati dalla convinzione che la morte è la fine di tutto: con la vostra dedizione di amore fate sperimentare anche a loro quanto è potente l’amore, con cui Dio ama la nostra umanità peccatrice e mortale.

Viviamo ogni ora della vita come dedizione di amore; così riempiamo di senso e di valore la nostra vita personale e la storia, in cui viviamo.

don Erminio

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