IL VANGELO DELLA DOMENICA

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

25 febbraio 2024

II DOMENICA DI QUARESIMA (B)

VANGELO Gv 4, 5-42
Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia. Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

  1. Valore fondamentale delle “dieci parole”

Secondo la tradizione ebraica Mosè prima di morire fa quattro grandi discorsi raccolti nel libro del Deuteronomio, quinto dell’Antico Testamento e ultimo della Torà (legge).

Nel brano di oggi (Dt 5) si ribadiscono le dieci parole ricevute sul monte Sinai, come centrali per la vita del popolo. Il fondamento è la fedeltà a Dio, il riconoscerlo come unico e non ricadere nel peccato delle origini: mettersi al posto di Dio, emanciparsi da lui nelle decisioni della vita. Non tirare in ballo Dio per giustificare interessi personali.

Dedicare a lui solo un giorno: per noi la domenica, per riconoscerci come popolo suo, ascoltarne la parola, celebrare l’eucarestia in memoria di Gesù e scegliere il servizio come forma abituale di vita (fate questo in memoria di me).

Gli altri comandamenti ci proibiscono l’individualismo, l’indifferenza e la mancanza di fedeltà alla parola data o la sua distorsione in menzogna. Gli ultimi due sono ampliamenti del sesto e del settimo.

  1. Gesù riaccende la voglia di vivere

Oggi è sotto i nostri occhi la fatica dell’osservarli, perché la nostra società, non tutta, ma in larga parte, è afflitta da ciò che qui è proibito: individualismo e indifferenza. Tocca a noi cristiani sussidiare questa società affaticata, ma ancora piena di belle persone. San Paolo (Efesini 4) ci esorta all’unità pur nella diversità.

La samaritana (Giovanni 4), incontrato Gesù, per prima cosa dimentica la brocca: i ritmi di una vita centrata sulle esigenze primarie pur importanti, e corre al villaggio, da quelli che la disprezzavano.

Non esita a dichiarare il fallimento affettivo della propria vita (“mi ha detto tutto quello che ho fatto”), ma in lei è rimasta una voglia di riscatto che Gesù ha stanato, la voglia di vivere in lei rinasce e il dono che le è stato fatto vuole condividerlo con altri.

Vuole che anch’essi lo ricevano. Lei è mediatrice. Una volta incontrato Gesù, gli altri si emancipano da questa mediazione, perché di persona hanno capito che Gesù è una risorsa conveniente anche per la loro vita.

  1. L’incontro di due “seti”

L’incontro tra “l’uomo Gesù” e la “donna di Samaria” pone un interrogativo sul mio inutile imbarazzo di discepolo nell’incontrare la parola di Gesù. Si cura della mia sete, non con ricette particolari o astruse, ma mettendosi Lui nel bisogno. La donna di Samaria che a “mezzogiorno” va con l’anfora ad un “pozzo profondo” incontra l’Assetato di umanità.

È l’incontro di due “seti”: quella d’acqua della donna; quella di vita per lei, di Gesù. Gesù è “assetato” per me. Ama la mia vita. Si dona per me.

Sa che anch’io – come la donna di Samaria – cerco acqua potabile in pozzi profondi e a volte screpolati, per mitigare la mia sete di senso…

Sa che anch’io – come la donna di Samaria – sono stanco di cercare e trovare acque e pozzi che non esauriscono la mia sete.

Sa che anch’io – come la donna di Samaria – ho provato e sperimentato diversi tipi d’acqua, pur di placare la mia arsura.

Ciò che mi rende bello il deserto – osserva il Piccolo principe – è che nasconde da qualche parte un pozzo”.

Non è il deserto, con la sua sete, ad essere bello, ma il “desiderio del pozzo”, che da qualche parte c’è!

don Erminio

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