Il Vangelo della Domenica

5 Aprile 2020

Riflessione a Cura di Monsignor Erminio Villa

DOMENICA DELLE PALME (A)

VANGELO  Gv 11,55-12,11

LETTURA del vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi.

Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo. Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, necosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gl’importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma nonsempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

  1. La cena di Betania: pro e contro Gesù

All’esterno, nei luoghi di potere, si costruisce una trama di tradimento attorno a Cristo,si mobilita la classe sacerdotale, si infittisce sulla curiosità circa la sua venuta per la Pasqua. Anche tra i suoi Gesù sente l’aria di diffidenza e paura, ma lui è fermo nel suo stile amorevole. Si passa, di fatto, dall’odio delle autorità religiose che cercano di ucciderlo all’ipocrisia di un discepolo che sembra interessato ai poveri, ma poi si scopre che è un ladro… Le aspettative nei confronti di Gesù sono contrastanti: di fiducia e di speranza per un verso, di contrasto e di denuncia dall’altro, a secondo delle speranze e delle attese in lui.

  1. Il gesto di Maria: un gesto controcorrente

Il significato del banchetto è un sentito ringraziamento a Gesù, per la risurrezione del fratello. Ma a un certo punto senza indugio, Maria si avvicina ai piedi del Maestro, li abbraccia, li bacia e, dopo averli cosparsi di un profumo costosissimo, li asciuga coi suoi capelli. Il cuore è così, non lo puoi fermare. E qui non ci sono parole che accompagnano. La scena, che si svolge in silenzio, stupisce tutti per la fragranza del profumo, che s’espande per la casa. Maria compie gesti semplici, rapidi, delicati; clamorosi nella loro discrezione; sfacciati nella loro compostezza; con un contatto umano, intimo, ma dignitoso e rispettoso.

Chi ne coglie la bellezza della gratuità ne resta ammirato… invece chi per pregiudizio li legge da una diversa interpretazione, osa commentare ad alta voce. Il Signore, che ha apprezzato quell’iniziativa, esprime un giudizio personale del tutto positivo: “Ovunque sarà annunciato il Vangelo, si racconterà il gesto fatto da questa donna”, perché solo lei è giunta a una sintesi così potente di Gesù, del Suo Vangelo e dell’esserne seguaci.

Gesù difende il gesto della totalità e del dono e gli dà diversi significati: anticipo della sua sepoltura, ma anche – inconsapevole per lei – preannuncio della risurrezione. Questo messaggio è offerto a tutti: un simile gesto generoso e gratuito, segno di delicata tenerezza, è un incoraggiamento ad “amare sino alla fine” offrendo la vita stessa per amore dell’umanità.

  1. La critica di Giuda: una spesa inutile

Valutando il prezzo (300 denari era lo stipendio di un anno di un lavoratore) come esagerato, Giuda ritiene sprecato quel dono, che poteva diventare un contributo consistente per i poveri. Ma forse qui va ripensato il significato dell’elemosina, che non è un problema di danaro. Basta ricordare cosa era successo in precedenza, quando c’erano state le folle da sfamare. Allora i discepoli si erano preoccupati del bisogno, ritenendo di non vedere altra soluzione; per loro l’unica via di uscita pareva quella di “rimandare la gente a comperare il cibo” e quantificano il bisogno in danaro: “Non bastano 200 denari per sfamare tutti” (Marco 6,37).

Ecco perché Gesù, quando aveva benedetto e diviso il pane, ha voluto insegnare che l’elemosina è soprattutto lo “spezzare il pane”, che indica condivisione, scelte, cammino comune, qualità e non quantità: mentre “moltiplicare il pane” rimanda al danaro e quindi all’economia, alla roba, ai beni.

Il richiamo che “i poveri li avete sempre con voi” (v 8) riporta alla presenza nel mondo della responsabilità della comunità cristiana sui limiti, sulla ricerca delle risorse, sul lavoro, sulla casa, sulla dignità di ciascuno, nel rispetto di ogni uomo come figlio di Dio. Questo stile allarga la speranza che alimenta il cuore delle persone che “credono in lui” (v. 11).

Iniziamo cosi la Settimana Santa con il suggerimento del dono gratuito di Maria che offre tutto quello che ha di prezioso a Gesù anche con il rischio di essere equivocata. Ma essa esprime l’amore, la speranza e il ringraziamento in Lui, fonte della vita.

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