IL VANGELO DELLA DOMENICA

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

3 marzo 2024

III DOMENICA DI QUARESIMA (B)

VANGELO Gv 8, 31-59
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio». Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

  1. La preghiera di intercessione

La prima lettura (Esodo 32, 7-13b) parla dell’ira di Dio. Dà a Dio volto e sentimenti umani, forti, negativi.

Come rileggere tutto questo alla luce del messaggio di Gesù? Che cosa vuole dirci l’autore del testo? Semplicemente vuole raccontarci dell’incompatibilità di Dio con ogni forma di peccato. La sua avversione per il male, questo significa l’ira di Dio.

Bella poi la figura di Mosè come colui che intercede per il suo popolo, ‘toccando’ Dio sul vivo: la memoria del patto con i padri.

Anche noi in momenti di difficoltà dovremmo attivare questo ricordo: Dio è fedele alle sue promesse; nel contempo, imparare a pregare gli uni per gli altri.

Scrive san Giacomo: “Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza” (Gc 5,16). Le promesse di Dio non riguardano tanto la garanzia di una vita sicura, indenne dalla sofferenza,  quanto la salvezza certa per ogni uomo e donna, che non lo sostituisce con l’idolo a noi più confacente: il nostro smisurato ego.

  1. La vera libertà

Paolo nella seconda lettura (1Tess 2,20-3,8) si rallegra, perché i cristiani di Tessalonica (Grecia), stanno resistendo nelle prove della vita, senza perdere la fede, anzi potenziando gli atti di prossimità e carità fraterna.

Giovanni (Gv 8,31-59) ci presenta una forte discussione tra Gesù e i “Giudei che gli avevano creduto” (chissà gli altri…).

Chi è il vero discepolo di Gesù? Non chi dice “Signore, Signore” (cfr. Mt 7,21), ma chi pratica costantemente (cfr. il verbo ‘rimanere’) la Parola di Dio!

E’ solo questa capacità di calare nella nostra vita la Parola di Dio, che ci aiuta a rispondere alle grandi domande sulla vita, a comprendere il piano di Dio sulla storia umana e sulla nostra storia (la verità).

Compreso questo con cuore e mente, noi saremo davvero liberi, cioè capaci di aborrire, rifiutare il male con tutte le sue sfumature egoistiche, sapendo che ben altro, una sovrabbondanza di vita ci attende.

La libertà non è solo poter scegliere bene (cioè senza intralci: libero arbitrio), ma scegliere in piena coscienza il bene nostro e altrui.

  1. Il grande “viaggio” della fede

Un poeta teologo mistico musulmano, Rumi, scrive: “Anche se non hai piedi scegli di viaggiare in te stesso; come miniera di rubini sii aperto all’influsso dei raggi del sole. O uomo! Viaggia da te stesso in te stesso, ché da simile viaggio la terra diventa purissimo oro“.

Ritroviamo, in queste parole, quasi un’immagine preziosa della quaresima: la terra, dentro di noi e fuori di noi, se siamo aperti al viaggio e non arroccati, può avvicinarsi allo sfolgorio del purissimo oro. Perché ho parlato di viaggio? Certo perché è la domenica di Abramo, l’uomo del grande viaggio della fede.

Gesù irrita a morte questi giudei perché chiede loro di passare dalla rigidezza della loro appartenenza religiosa a una relazione liberante. Nella prospettiva di un rapporto che sta sconvolgendo i loro schemi religiosi.

E’ come se dicesse loro: ”Dove vi potrete realizzare veramente? Dove sperimentare l’ebbrezza della libertà? Fidandovi di me”.

L’aveva detto già alla Samaritana: “Potrete assaporare la freschezza di un’acqua viva che vi disseta e il soffio di uno Spirito che accarezzandovi il volto, vi darà speranza, vi farà sognare di nuovo!”..

don Erminio

 

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